domingo, 1 de junio de 2008

House in Hokkaido








da Domus 914 maggio 2008



Malgrado il paesaggio sia escluso dal nucleo domestico, e l'esterno non sia mai percepibile in maniera diretta, la presenza della natura pervade lo spazio sotto forma di luce. Design Jun Igarashi. Testo Francesca Picchi. Foto Seiya Miyamoto. La casa in Hokkaido è un esercizio d'introversione di cui Jun Igarashi si serve per elaborare un rapporto sottile tra interno ed esterno, tra ambiente e paesaggio, tra architettura e natura. Poiché il paesaggio non entra all'interno, non interferisce con le visioni domestiche. Fanno eccezione le finestrelle sul lato orientale della costruzione concepite, infatti, come piccoli belvederi domestici con un proprio apparato di arredo. A ulteriore protezione, tutti gli spazi di servizio – scale, antibagno, pianerottoli, soste – sono allineati lungo il lato nord affacciato su strada per funzionare da filtro fra dimensione pubblica e privata.La distribuzione si costruisce attorno allo spazio centrale con funzioni di ingresso/soggiorno/cucina scavato nel suolo – scende infatti di quota – con il pretesto di dare ariosità all'insieme: in realtà sembra quasi servire a radicare la casa al terreno, adagiandola nel grembo umbratile della terra come una caverna di ispirazione contemporanea.Il tema della caverna – il "mondo chiuso", descritto de Bachelard, "dove lavora la materia stessa dei crepuscoli" – può servire a spiegare il lavoro di Igarashi che precisa proprio di aver voluto creare uno "spazio primitivo". Forse è per riuscire a esorcizzare e a invertire gli attributi primi della caverna – l'oscurità – che Igarashi lavora per opposizione creando uno spazio intimo che vive ammantato di luce."Rettangolo di luce" è il nome del progetto: tutto ruota intorno all'invenzione di un dispositivo architettonico (uno spazio-filtro ricavato sul lato meridionale) studiato per catturare la luce del sole e diffonderla all'interno dello spazio domestico. Questa scatola luminosa fa piovere una luce diffusa, bianchissima, su ogni angolo della casa facendola apparire un'emanazione spontanea, una presenza intrinseca dello spazio.Per entrare in casa, si sale e, poi, si scende: un percorso d'accesso vagamente tortuoso per sottolineare la rottura di ogni legame con l'esterno. Ogni traccia della natura è esclusa dalla casa per rientrarvi, sublimata, nella dimensione assoluta, astratta, della luce che pervade lo spazio cambiando intensità e temperature con il variare delle ore del giorno. Le pareti paiono rivestite da un liquido luminoso che inonda lo spazio come nella strana aura di beatitudine che sembra aleggiare sulla stanza all'ultimo piano adibita a camera da letto o, forse, dei sogni.